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La cialtroneria

martedì 30 settembre 2014

SVEGLIAMOCI

Un ragazzo ubriaco ne uccide quattro proiettandosi su di loro ad una folle velocità. Una dozzina di adolescenti, si sentono male, in una discoteca del posto, per quanto alcool hanno trangugiato. Soccorsi, ambulanze, obitori, gente impiegata a far fronte ai danni di menti insensate. Ma che stiamo facendo? Dicono: c'è sempre stato; bene allora forse, quelli prima di noi, sono riusciti a sballarsi facendo meno danni. Genitori che ci succede? Stiamo crescendo una società di alcolisti, una società di depressi prima del compimento del ventesimo anno di età. Oh ma sveglia! Tutti, e dico tutti, raccontano le bravate del sabato sera, riportando fedelmente la cronaca di individui talmente fuori da non riuscire a stare in se. Dove sono i genitori? Quando questa scena si ripete una, due, tre volte non dice niente? Minorenni, piccoli, non in grado di intendere e volere. Non regge più la storia del,lo fanno tutti, perché questo diventa un suicidio di massa, e soprattutto sono dannosi a terzi. Un enorme Studio 54 autodistruttivo. Le vittime stanno diventando troppe; non si possono erigere obelischi ai caduti di una guerra silenziosa, consumata in fondo ad una bottiglia. È immorale, non dignitoso, blasfemo nei confronti di chi, davvero, necessita di cure e soccorso, per cause esenti dalla propria volontà, perché la vita gli ha scoccato contro la freccia della malattia. La vita, e la lucidità non contano più niente, la droga dei poveri è il perno di un sistema flagellante dal quale sembrano tutti completamente assuefatti. Fatti, strafatti, con genitori distratti, o senza spina dorsale. Svegliamoci, salviamoci, e salviamo i nostri figli.

lunedì 29 settembre 2014

AMORE OBLATIVO

Lunedì. Inizio lento, figli stanchi del week end. Le cispe negli occhi, e i sassi nella testa al pensiero della scuola. Mio figlio piccolo che fa la solita lacrima di protesta, lamentele multiple, promesse da marinaio. Dinamiche domestiche. Tutti in macchina, muniti di zaino e di nessuna voglia. Davanti alla porta della Scuola, mio figlio medio prende per mano suo fratello piccolo, e lo accompagna in classe. Lungo il corridoio, che sembra la strada della vita, osservo questi due esseri, che si tengono per mano, e camminano calmi con la familiarità della consaguineita. Il salto di statura fra uno e l'altro, mi fa capire che uno è cresciuto tanto, e l'altro si affida all'esperienza del grande. Li osservo procedere, e mi dico che una scena così da grandi non me la regaleranno più, quindi la devo conservate ora, intimamente, ringraziando la vita di avermela data. Un regalo a me, e un tesoro da portare ognuno per sé. I fratelli sono capitale umano che un genitore fornisce ad ogni figlio. Il fratello, è quello che ti prende per mano quando non vuoi andare in classe, e ti toglie anche il giubbetto se sei troppo piccolo per farlo sa solo. Il genitore che osserva, non può che imparare la lezione data gratuitamente un lunedì mattino, che sembra essere iniziato senza infamia e senza lode. Il bene oblativo della famiglia che da, e non si aspetta di ricevere, senza contropartite, fondata sul presupposto che la famiglia è una zattera senza baratti. È a priori, è amore oblativo.

giovedì 25 settembre 2014

TIMORE

Timore. Oggi mi insegue questo termine. Il timore è generato da uno stato d'animo che riflette paura, o ansia, per qualcuno o qualcosa cui ci si vorrebbe sottrarre. Le notizie di cronaca ci fanno diventare timorosi, incerti, inquieti. Abbiamo paura dei nostri simili, delle ripercussioni che un coglione come noi potrebbe riportare alla nostra vita. Ma si può avere il timore dei propri simili? La paura spazia in ogni emisfero, è una insicurezza non curata, cronicizzata allo strato più spesso. Quando diamo troppa importanza a chi ci è davanti, quando crediamo sia lui il vincente, ecco che l'ansia prende il sopravvento, e diventiamo schiavi dei Voleri di un idiota. Il rispetto a tutti, il timore a nessuno. Mi rifiuto di temere uno che è tenuto in vita dai miei stessi parametri. Ho sempre ferma, vivida, l'immagine del paziente nel letto d'ospedale, in degenza post operatoria; chiunque esso sia, qualsiasi sia la sua gerarchia e scala sociale, sapete cosa gli chiede il medico al capezzale, quale segno di ripresa? Se ha pisciato e se ha scoreggiato. Siamo una pisciata che non manda in blocco i reni, e una scoreggia che non manda in tilt l'intestino. E che si deve temere piscio e puzza? Io mi dovrei terrorizzare davanti a uno, o una, che se non fa una goccia d'acqua, e se non fiata dall'orifizio posteriore schiatta? Come me d'altra parte. Tutti con le stesse modalità, tutti negli stessi intestini, precari e contingenti. Paura di cosa dunque? Di te? No non posso avere paura di te, perché vali quanto me, ti rispetto in quanto essere, ma non mi chiedere mai di più con atteggiamenti e richieste, perché sei una pisciata e una scoreggia.

mercoledì 24 settembre 2014

PASSIONE

Cerco di essere parca, non avventata, pur essendo istintiva e passionale. Uno sforzo quotidiano. Sono nata con la fiamma dentro; per le cose e per le persone provo sensazioni viscerali. La passione scorre nelle vene, fa lo stesso percorso del sangue, irrora cuore e testa, affinché ogni organo vitale sia alimentato dallo stesso nutrimento: quello del trasporto. I passionali vivono di febbre, ardore, delirio, ebbrezza per tutto ciò che stimola i loro sensi. La passione nasce ovunque, e da qualsiasi cosa possa genera un moto. Erroneamente essa si attribuisce solo all'amore e ai suo desideri sessuali; cosi non è, l'ardore è sentire una sorta di energia, per un tema o per una causa, che ti porta a fare, cavalcare e difendere una bandiera. La musica, una poesia, una problematica, un movimento, tutti moti di passione. Se discuto mi animo, se sento trasmetto, sono contagiosa, perché la passione è virale. Quando ho davanti gente senza pathos vado in crisi. Senza slanci, senza fuochi, senza ardori, piatti come un marciapiede: panico. E sapete quanta gente senza ardore c'è? Troppa. Discutono senza convinzione, insegnano senza trasporto, osservano senza voracità, ascoltano senza interesse. Distaccati, sospesi nella loro indifferenza rarefatta, senza veemenza, animali a sangue freddo. Anemici, smorti, senza passioni. No, non ce la posso fare, rimango nel mio delirio vivo, interessato a tutto, smanioso di esperienze, frenetico di sensazioni. L'indifferenza la lascio agli animali a sangue freddo, a me rimane il fuoco nelle vene, e quando non ne avrò più spero di poter chiudere gli occhi senza rimpianti. A domani

martedì 23 settembre 2014

STUPIDI

Non c'è redenzione alla stupidità. Ci si trova puntualmente a interagire con gente, la cui apertura mentale sembra una fessura , adatta solo a far filtrare appena un po di luce. Ignorarli? Certo, ma non è sempre possibile, se lo stupido di turno è il tuo capo, il tuo insegnante, la tua vicina, il politico, o chiunque altro tu non possa evitare, tutto diventa più difficile. Come si fa!? La stupidità non ha conoscenza, ne coscienza, cioè uno non sa, e non comprende di essere limitato, e chi glielo dice? Pur volendoglielo dire in una botta di incoscienza, ma quando lo capisce? MAI, la gestione mentale di un sistema chiuso, non prevede varchi o aperture atte a migliorare il proprio punto di osservazione. Esattamente come le feritoie dei castelli medievali, servivano solo per scoccare la freccia e rimanere riparati, così la stupidità ti mantiene al riparo dal confronto mentale, è una difesa come nessun altra. Lo stupido non si cimenta nello sconto, non è sulla torre e neanche sul terreno di lotta, no è dietro ad un muro in attesa di coglierti a tradimento. Tu non lo sai di essere il suo bersaglio, e per quando lo realizzi ha già fatto il suo danno; l'entità dipende dalla posizione che ricopre, quanto più è di rilievo, e più grossa sarà la perdita che subirai. Ignorarli, certo, se fossero imbavagliati, ammanettati, e neutralizzati si, ma sono a piede libero, pronti a fare uso delle loro frecce spaurite, depositate nelle faretre intrise di buaggine. Gli stupidi sono incapaci di guardarsi da fuori, vivono in agguato dietro ai muri. Soluzione? Demoliamoli!

lunedì 22 settembre 2014

OCCASIONI

Sto leggendo il libro della Ferrante, I Giorni dell'abbandono. Un libro forte, con un linguaggio che non lascia scampo. Ad un certo punto, parlando del rapporto uomo donna, l'autrice dice che siamo delle occasioni. È vero, tutti diventiamo occasioni nella vita dell'altro. Consumiamo e perdiamo amori sulla base di incontri casuali, occasioni porte della vita. In fondo non scegliamo niente, lo crediamo, ma non è così; prendiamo quello che ci capita, perché diversamente non si può fare, non si può scegliere ciò che non ci viene offerto. Così diventiamo occasioni date e ricevute. Come per ogni affare, c'è la possibilità di riuscita o di fregatura. Le variabili non sono sempre note, perché il sentimento di cui investiamo l'incontro, lo definiamo amore, quando altro non è, spesso, che la voglia disperata di vedere nell'altro l'occasione giusta. Vogliamo vedere un uomo innamorato;fornito l'incontro di uno che ci ha fatto due complimenti, è stato eletto ad amore, non più alla definizione autentica, cioè occasione: io per te per me. Quando l'occasione diventa storia? Quando sul piano tridimensionale del tempo, dello spazio, della profondità, ci si staglia realmente senza bleffare, quando si diventa autentici. L'amore non può essere a clips cioè tante immagini messe vicine, l'amore si può muovere solo in profondità, per non diventare occasione persa, non compresa, sprecata, mancata. Troppe valutazioni per una frazione di secondo, troppe aspettative per una semplice :occasione.

sabato 20 settembre 2014

100%

-"sei un cento per cento": una persona che se dice di esserti amica è pronta a schierarsi al tuo fianco senza fare domande.- Avevo registrato questa frase tempo fa, oggi me la sono ritrovata davanti. Mi viene in mente il termine: integrità. Intero, non corrotto. Quanti 100% avete nella vostra vita? Non sperticatevi in conti, è per tutti uguale: 50% è già un saldo accettabile. Esenti amici, o esenti da veri amici? Mi fa molto pensare questo:schierarsi senza fare domande; sapete perché? Perché per non fare domande, e schierarsi al fianco, ci vuole tanta fiducia. -Mi fido di te, e non ti chiedo, so che capirò; anche non dovessi capire, non giudichero', e non compromettero' la mia integrità verso di te-. Per essere un amico 100%, è necessario essere un intero di se stessi, non puoi dare quello che ti manca.Si da il caso, però, che nella migliore migliore delle ipotesi indorate, siamo malfidati, e corrutribili, contrariamente al concetto di integrità di pensiero e sentimento necessari al 100%; risultato: sia chi da, che chi riceve, lo fa con riserva. Finiti contenuti. Nessun intero, solo frazioni di sentimenti di convenienza o scarto. 20% autentico, il resto fibra di riscatto, il famoso sintetico tanto in auge nei tempi moderni. Girate la testa e guardate, chi c'è al vostro fianco? C'è qualcuno? È proprio al vostro fianco, o è a qualche passo dietro. Sapete, seguire guardinghi, o essere al fianco, sono due modi diversi di essere vicini. Lo stare al fianco ha in sé una fierezza e audacia che non lasciano dubbi sull'autenticita dell'individuo che ti spalleggia. La ritrosia del: si ci sono però, invece, rivela la mancata integrità dell'essere, o la famosa mancanza di fiducia. La fiducia non fa domande, vive di risposte. Mi voglio fidare. 100%.

mercoledì 17 settembre 2014

MOTIVAZIONI

Se volete essere miei acerrimi nemici, dovete dirmi: "pensa a chi sta peggio". Metto in chiaro che non mi reputo una col cuore di cotica; mi rendo conto che c'è chi vive disagi veri, reali. Ma la gente che sta "peggio" non può essere la consolazione di quella che sta "meglio". Entrambi gli stati non sono dignitosi, ne quello compatito, ne quello consolato. Per trovare la svolta, ognuno si deve dare una motivazione, non una consolazione. La motivazione attiva un processo di ripresa o rinascita, la consolazione ne subisce lo stato passivo; sono due modi opposti di impiegare la propria esistenza. -Guarda chi sta peggio-, certo che lo posso fare, ma non con il fine di autocura, semmai con l'intento di aiutare. L'esistenza della gente non si può osservare come la gabbia di uno zoo, dove si contempla la specie più buffa, o quella con il maggior numero di peculiarità. La vita di ognuno è la somma delle scelte, degli incidenti di percorso, e dei pregi o difetti genetici, non una vetrina per dire: fortuna che non è toccato a me. Si può speculare sulle varianti? Anche facendolo, la vita di ognuno migliorerebbe? No. Perché non si vive di consolazioni, ma di motivazioni. Trovare la motivazione ai propri mali, ai propri successi, o insuccessi, significa assumersi responsabilità circa un corso che a volte, nonostante tutto, ci scegliamo. Il peggio a volte si va a scegliere, non capita, ma se, e quando capita, non è la terapia antidepressiva di chi invece ha avuto diversa sorte. Non c'è consolazione per le proprie miserie, che non si curi con la comprensione di un perché. Trovato il perché, non esisterà più chi sta meglio e chi sta peggio, esisteranno solo quelli che stanno diversamente; a volte, il meglio o il peggio sono la somma di Valutazioni assolutamente soggettive, e del tutto prive di fondamento, dove il peggio è vissuto come il meglio, e il meglio come il peggio. SONO LE MOTIVAZIONI A TRASFORMARE GLI STATI!! Galleria

lunedì 15 settembre 2014

LA SCUOLA

Oggi sono prevedibile. Primo giorno di scuola. In ogni famiglia con figli in età scolare, questo è il vero evento: L'inizio della scuola. La scuola è il crogiolo della società che verrà; la prima forma di società civile. È quello che si definisce obrizzo, l'oro raffinato: dalla scuola nasceranno i gioielli. Questa similitudine è particolarmente adeguata, perché un genitore manda a scuola il meglio che ha, suo figlio, e ognuno vuole,lecitamente, il gioiello realizzato. A volte le aspettative sono davvero alte; altre volte però, sono le modalità a non arrivare al minimo sindacale soddisfacente. Ho incrociato due professori stamattina, nessuno dei due mi ha detto: Buon giorno. Esempio mistico direi. Ci dicono: avete figli maleducati, che non ascoltano, non scolarizzati. Poi vai ad esaminare, e a parte i soliti tre o quattro che ci sono dalla notte dei tempi vivaci e tempestosi, gli altri sono ragazzi che aspettano qualcosa che non arriva. Come stare seduti a tavola 5 ore, e dico 5, aspettarsi un menù, e vedersi servire solo l'antipasto, e tu dici: e il resto? Ti innervosisci, scalpiti, protesti, diventi insubordinato. Così fanno i ragazzi, aspettano qualcosa di interessante; se non arriva reagiscono. La scuola non nutre le menti "diverse" dei figli moderni. E gli insegnanti IMPARINO, che i genitori si salutano, i ragazzi si ascoltano, le proteste di accolgono, anche se a volte taglienti. L'orafo che spreca oro, non sarà mai un maestro. Salutate gente..salutate.