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La cialtroneria

mercoledì 22 aprile 2015

PAROLE..PAROLE..PAROLE

Non si conversa più. L'arte della conversazione, come la intendeva Flaubert, o Proust è estinta, i reperti sono solo libri. Il vocabolario al termine conversare scrive: discorrere trattando argomenti vari, in atmosfera garbata, amabile, discreta. Tutto lontano secoli: il garbo, la discrezione, l'amabilita' sono termini esauriti dal linguaggio di largo consumo, rimangono a buon mercato solo le dispute e i pettegolezzi, che nulla concorrono alla garbata conversazione. Nell'arte della conversazione c'è un fascino che si è perso, è l'arte di mondare, affinare, emendare pensieri, renderli vividi, renderli brillanti, e metterli a confronto con qualcuno che abbia la stessa capacità. Conversazioni raminghe a milioni, i dialoghi vanno errando di idee, concetti, raffinazioni, e mai garbate parole. Si disputa su chi ha ragione,chi la dice più grossa, chi fa stare zitto l'altro:questo è conversare? Azzittire l'altro perché si senta stupido, o non Compreso? L'amabilita e la discrezione non hanno questo fine, piuttosto puntano a creare un intimità emotiva difficile da offendere. Questo sottolinea la discrepanza enorme fra le parole urlate al vento, che chiamano dialogo, e le frasi ben costruite pronunciate garbatamente, che si definiscino conversazione. Non rivaleggiare, non pettegolare, non cadere nel banale proponendo frasi da T9, noiose, prevedibili, non pensate. La buona conversazione viene: Ab imo pectore, cioè dal cuore. Se così non è,sono solo...PAROLE..PAROLE..PAROLE..

lunedì 20 aprile 2015

A TV SPENTA

Non guardo più la TV, basta mi innervosisce. L'informazione dei tempi moderni, fa scendere diversi scalini, rispetto al grado di civilizzazione cui presumibilmente siamo arrivati, allora, se devo guardare la TV per peggiore, non la guardo. Informazione di massa. Mi ricordo, in uno dei miei studi su Freud, di aver letto che lo scienziato definiva la massa impulsiva, mobile, irritabile, credula, influenzabile, assente di senso critico. È così, e siccome chi fa comunicazione lo sa, punta su questa debolezza per vincere. La massa può essere portata ad ogni eccesso, senza che l'individuo facente parte, se ne accorga, si generano effetti domino come onde giganti di eccitazione che montano sino alla follia. Freud diceva che alla folla, non si devono dare argomenti logici, ma immagini forti, esagerate, condite da uno slogan incessante. Ecco come si plagia la gente, ecco come i mass media ci rincoglioniscono a suon di crisi, intolleranze e tecnologia. Questi sono i tre messaggi di fondo, siamo in crisi, consolati con la tecnologia e diventa razzista perché tu sei meglio. Messaggi negativi che generano esaltati da ogni fronte, contraddizioni abnormi che non trovano soluzione di continuità nel fare civile, e diventano follie quotidiane. Suggestionata da slogan deliranti, la massa si muove per istinto, con danni immani nei confronti dei diritti umani. La pubblicità è si, l'anima del commercio, oltre ad essere il kaiser di folle compiacenti, che perdono ogni identità di buon senso. Allora meglio sola, e a TV spenta.

venerdì 17 aprile 2015

HEGEL SEI UNA FREGATURA

A volte, convivere con i maschi, è una prova di forza, e pazienza. A giorni esco mirata, per andare a cercare qualche donna con cui dialogare, perché gli uomini ti rincretiniscono. Se parli, parli sempre, non parli, e che hai, perché non parli, quali siano le frasi giuste da dire, e quando, ancora non l'ho capito. Ti vesti male, dove vai combinata così, ti vesti bene, dove vai conciata così, risultato una deve uscire nuda, per eliminare sia il poco che il troppo. Ti telefona un'amica, e sei sempre al telefono, ti telefona un cliente sei sempre al telefono, ma il telefono a che serve scusate, buttiamoli al rogo se non si possono usare. Non metti in ordine, guarda che casino, metti in ordine, ecco non si trova più niente. Sei a dieta e perché non mangi, ingrassi guarda che sei diventata. Non ti trucchi, fai paura, ti trucchi, guardati sei una maschera, il segreto è non guardarsi e fregarsene. Fai da sola, e perché non chiedi, chiedi, e perché non fai da sola. Chiami, significa che vuoi controllare, non chiami, non te ne frega niente, un piccione viaggiatore ogni Tanto è la soluzione? Escono loro e tutto ok, esci tu, un dramma greco, con tanto di parte fatta recitare ai figli, per rendere la scena multimediale, tu non hai gli occhiali in 3D, ed esci lo stesso. I tuoi compiti sono doveri, i loro opzioni. Lavori lo stesso monte di ore, e loro hanno bisogno di almeno 3 h di riposo, tu 3 h di ferro da stiro. I compiti dei Figli? Questi sconosciuti, incapaci di leggere il diario, colpa della maestra che non li mandano via @ nei loro tablet. Sei nervosa, ecco non ti si può parlare non ti manca niente. Lo sono loro, hanno problemi mondiali, tu che ne sai, i tuoi sono esistenziali, te li crei, i loro sono veri; di solito migrano fra il calcio, le riunioni in cui non si dicono nulla, o gli affari che sono comuni, come quelli che fai tu in gonnella, ma il fatto che loro ci vadano incravattati li rende di natura superiore. Non puoi capire dai, rassegnati. Non sono razionali nelle valutazioni, e siccome Hegel diceva, che ciò che è reale è razionale, e ciò che è razionale è reale, vuoi vedere che non sono Reali? Mi chiamano i figli, Hegel sei una fregatura.

sabato 11 aprile 2015

TEOREMA DELL'ANIMA

Alla fine ci arrivi a capire che esiste un teorema dell'anima. Dopo salite, discese, fermate, urti, ripartenze, incidenti gravi, e lesioni quasi mortali, arrivi a capire il teorema che regola sistemi emotivi bislacchi. L'osservazione speculativa dell'esistenza di tutti, recita pochi precetti, ma fedeli. In testa a tutto: Il coraggio. L'ardimento che conduce a decisioni importanti e azioni coerenti, il coraggio quale moto di rinascita e risarcimento a se stessi, la concordanza fra pensare e agire, l'audacia di decidere e assumersi le proprie responsabilità, senza giustificazioni. Il teorema vuole che al coraggio si aggiunga la prontezza a non tirarsi indietro da viaggi emotivi faticosi, essenziali ad attraversare se stessi e i propri demoni. Quando valichi i tuoi confini, non ti rimane che fare pace con realtà personali che non si possono cambiare, ma solo accettare attivamente; e capisci che era tutto come doveva essere, che Sì qualcosa l'hai subita, ma tanto hai scelto, anche se in quel momento non lo sapevi. Capisci, che durante il percorso, hai avuto insegnanti improbabili, ma fondamentali. Capisci che da quegli insegnanti hai imparato il mestiere, e se vuoi campare devi applicare il teorema: coraggio sta ad azione, come volontà sta a coerenza. Il risultato è un originarsi chiaro ed onesto di sé. Un teorema facile a recitarsi, complesso una vita ad applicarsi. Ma si sa, la matematica vuole ordine e disciplina...esattamente come la vita non sprecata. Ripetizioni.

giovedì 9 aprile 2015

AI MIEI FIGLI GRAZIE

"Cosa vuol dire Addomesticare? - Vuol dire creare legami. "Creare legami?"- Certo, tu fino ad ora per me non sei che un ragazzino uguale agli altri, io non ho bisogno di te e tu di me. Io sono per te una volpe uguale a centomila, ma se mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altra. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. - Addomesticare: togliere da uno stato selvatico. Creare veri legami dunque, necessita di modificare modi di fare selvaggi, respingenti, istintivi. Ho capito pienamente questo concetto ieri. Ero a Milano, nel corso del giorno, mi ha chiamato mio figlio grande per dirmi Cosa? Non lo sapeva, mi ha chiamato e basta, necessità di legame. Poi mi ha chiamato mio figlio medio, per chiedermi in analisi grammaticale cosa fosse la parola "talvolta", altra necessità di legame. In fine ieri sera, quando ho aperto la porta, mi aspettava l'ultimo: -ti devo parlare in privato. Il privato a casa nostra è il bagno: -mamma ti devo dire che ho la fidanzata (6 anni). Necessità, legame. I miei figli mi hanno Addomesticato, loro hanno tolto me, dallo stato selvaggio in cui si trovano gli adulti, mediamente presi da se stessi, e in balia dei loro desideri. I miei figli mi hanno reso domestica, indispensabile, come loro lo sono per me; mi hanno tolto dalla selva dell'egocentrismo fisiologico, insegnandomi il codice di adattamento costruttivo e fattivo verso gli altri. Domus: la casa, la rappresentazione onirica più fedele di fiducia, riparo, sentimenti, intimità che l'umanità abbia creato. Addomesticati dai legami che ci creiamo, e che ci rendono migliori, più maturi, più forti, più attraenti, indispensabili. I miei figli mi hanno Addomesticata, non nel modo circense che siamo stati abituati a conoscere e che dà l'accezione negativa a questo termine, ma nel modo piu sublime che si possa pensare, la loro maestria è stata di farmi diventare indispensabile in un ambiente irripetibile. Essere loro, talmente meravigliosi, da farci diventare un po anche me. L'evoluzione della civiltà, è stata possibile grazie all'essersi tolti dallo stato selvaggio, e la raffinatezza di certi sentimenti cui siamo approdati ora, è il lento levigare di modi domestici, che ci hanno migliorato fino a divenire, a volte, accoglienti anziché respingenti. Si genera, nell'essere Addomesticati diligentemente e con amore, un clima di comunione di sentimenti ed intenti, mossi da maturità e consapevolezza, che nessun altra relazione potrebbe innescare. Tutti abbiamo bisogno di essere Addomesticati, nessuno escluso, perché tutti nasciamo dalla selva, e chi non lo riconosce è il primo dei barbari. Io ho trovato chi mi ha reso domestica: ai miei figli, GRAZIE.

mercoledì 8 aprile 2015

BUONA GIORNATA DIGNITOSA

Sto rileggendo "Se questo è un uomo", un libro semplice come la verità. La verità delle cose è sempre semplice; complicarle è lo strumento dei truffatori. Levi fa un trattato sulla dignità violata, l'unico valore vero e intoccabile dell'esistenza umana. Dice: "siamo arrivati al fondo, condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare noi la forza di farlo, di far si che dietro a quel nome qualcosa rimanga, qualcosa di noi, di quelli che eravamo." La dignità che un nome racchiude, il diritto alla vita e al rispetto che ogni nome, una volta imposto, ha diritto di preservare. Quando un tuo simile, o una malattia grave, si permette di toglierti il nome, ti rendi conto che di te non rimane più nulla, non un'ombra, non un ricordo dell'essenza di quel nome che diceva tutto. Il fondo è la dignità violata. Il fondo è il diritto al nome negato. Oltre quello nessuno ti potrà fare più male, perché ti hanno già annientato. Arti, organi eclissati, lingue inascoltate ed occhi ignorati, ombre cui nessuno presta attenzione. Dice Levi: si comprenderà allora il duplice significato del termine" campo di annientamento", giacere sul fondo. Non conservare più nulla di sé. È un pensiero libero, fatene oggi ciò che volete. Buona giornata Dignitosa.

venerdì 3 aprile 2015

ESPERIENZA

Quando ero giovane, ero come tutte le ragazze della mia età: impostata. Modulata in sequenze convenzionali, e ritmata su diagrammi correnti, anche se sempre un po sopra le righe. Avevamo tutte la faccia da salvare, la posizione da mantenere, costasse la vita. L'immagine da preservare per la società, che fosse vincente, di successo, non da sfigate; un modello che ti poni davanti, quando inesperta, non sai che razza di pesce vorrai diventare. Poi, per fortuna, la vita inizia a fare il suo lavoro su di te, e tutte le intemperie a cui vieni sottoposta, fanno lavorare lo scalpellino dell'esperienza tuo malgrado. Cio' che incontri nel corso, e percorso della tua esistenza, è esattamente ciò che ci vuole per smussare gli angoli del primo abbozzo informe, e anche sommario, del tuo essere. Il segreto per rivelare il meglio di sé è: sgretolarsi. Quando la vita ti fa polverizzare, ed inizi ad andare giù, giù, giù, e la sabbia, la polvere, le scorie, i ciotti, scorrono, e tutto si disintegra sotto i colpi di scalpello che l'esistenza ti assesta, e tu ti senti nudo, quello è il momento in cui, o migliori e diventi una vera opera d'arte, o ti schianti al suolo e rimani fra la sabbia a fare qualche castello, che puntualmente ti verrà sfasciato. Partiamo impostati, compatti come blocchi di marmo, senza sapere che per diventare veri, autentici, saggi, vivi, ci dobbiamo sgretolare completamente. La vera forma che è nascosta dentro ognuno, ha bisogno di martello e scalpello:la rivelazione che ha nome Esperienza.