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La cialtroneria

mercoledì 22 aprile 2015

PAROLE..PAROLE..PAROLE

Non si conversa più. L'arte della conversazione, come la intendeva Flaubert, o Proust è estinta, i reperti sono solo libri. Il vocabolario al termine conversare scrive: discorrere trattando argomenti vari, in atmosfera garbata, amabile, discreta. Tutto lontano secoli: il garbo, la discrezione, l'amabilita' sono termini esauriti dal linguaggio di largo consumo, rimangono a buon mercato solo le dispute e i pettegolezzi, che nulla concorrono alla garbata conversazione. Nell'arte della conversazione c'è un fascino che si è perso, è l'arte di mondare, affinare, emendare pensieri, renderli vividi, renderli brillanti, e metterli a confronto con qualcuno che abbia la stessa capacità. Conversazioni raminghe a milioni, i dialoghi vanno errando di idee, concetti, raffinazioni, e mai garbate parole. Si disputa su chi ha ragione,chi la dice più grossa, chi fa stare zitto l'altro:questo è conversare? Azzittire l'altro perché si senta stupido, o non Compreso? L'amabilita e la discrezione non hanno questo fine, piuttosto puntano a creare un intimità emotiva difficile da offendere. Questo sottolinea la discrepanza enorme fra le parole urlate al vento, che chiamano dialogo, e le frasi ben costruite pronunciate garbatamente, che si definiscino conversazione. Non rivaleggiare, non pettegolare, non cadere nel banale proponendo frasi da T9, noiose, prevedibili, non pensate. La buona conversazione viene: Ab imo pectore, cioè dal cuore. Se così non è,sono solo...PAROLE..PAROLE..PAROLE..

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