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La cialtroneria

sabato 30 agosto 2014

MASCHI ADULTI

Diventi un vero uomo quando riesci a conquistare l'amore di una donna, a ottenere il suo rispetto, e riesci a far in modo che si fidi di te-. A conclusione diciamo che di veri uomini non esistono, finito articolo. Falcidiante? Forse. Un uomo qualsiasi riesce a conquistare una donna, per il semplice fatto che le donne non aspettano altro che essere conquistate; le difficoltà sorgono tutte dopo, quando si attivano all'appello rispetto e fiducia, due spettri per gli uomini, come lo erano per Amleto lo spettro di suo padre che compariva a sorpresa, e lo gettava nello sgomento. Non ce la possono fare. Ottenere il rispetto e la fiducia da una donna (vera) è un lavoro lungo, intrecciato su parole che seguono fatti coerenti e cronologici senza esitazioni. Non ce la fanno a rimanere concentrati, si distraggono con una folata di profumo, o un olezzo di donna qualsiasi, tanto da perdere il nord della donna che hanno conquistato. Non sono capaci di ottenere il meglio, figurarsi di dare. Sono superficiali, a caccia di prede per il semplice sport di procacciare, non per necessità di cibare la loro emotività arida. Non riescono ad arrivare in profondità, il rispetto nasce da una stima conseguente alla conoscenza approfondita, la fiducia dalla saldezza di un rapporto a cui non si dà la possibilità di scalfitura. Troppo impegno, troppi verbi attivi, e troppa voglia di caccia fresca. Nascono maschi e diventano a stento maschi adulti, di uomini pochissimi, un peccato.

venerdì 29 agosto 2014

BOCCA CHIUSA

Il silenzio è l'araldo più perfetto della gioia: sarei ben poco felice se fossi capace di dire quanto.- Tutti parlano, tutti devono produrre un qualsiasi rumore, un chiacchiericcio di fonfo, che sia suono, pur di non sa stare in silenzio. Il silenzio spesso mette a disagio; lo fa, esattamente come dice Shakespeare, quando non hai nessuna gioia da gustare per te, e dentro di te. Il disagio di un sentimento, o l'imbarazzo di non avere nessun argomento da affrontare, fanno diventare tutti logorroici. Camuffano argomenti, per non dare spazio ad istanti intimi dei quali ci si può vergognare, o semplicemente pentire di averli fatti intuire a chiunque. Così è questo, lo stordimento del rumore, è ottundimento della gioia intima, non manifestata perché le parole non la circoscrivono e definiscono. I temi sono semplici, o si trovano motivi di gioia intimi da gustare, o si è talmente superficiali da non riconoscerli e incapaci di fare silenzio di conseguenza. Disse il saggio: c'è un tempo per parlare, e uno per stare zitti- mi sfugge quale sia quello di stare zitti, visto che tutti parlano e pure a vanvera. Il silenzio di una mente che pensa e produce concetti, o il silenzio di un cuore che sente e produce emozioni, non dovrebbero poter avere le parole, perché se sai dire quanto, è già troppo poco, è già terreno, basso, poco astratto e con poca forza di astrazione. L'araldo della gioia è la bocca chiusa, il vassallo della frustrazione è il rumore. Oggi voglio fare come i pesci, sentire tutto, ma tenere la bocca chiusa.

mercoledì 27 agosto 2014

LENTI

Vi è mai capitato, che qualcuno vi guardi dal bordo del bicchiere? Sorseggia, e mentre è assorto ad assaporare la sua bevanda, soppesa voi, pensando all'indice di gradimento che gli instillate. . Atteggiamenti comuni, e comunque meschini. Il fare non esplicito, obliquo, usato per sentenziare, e giudicare sfacciatamente, senza avere l'accortezza di non mettere in difficoltà gli altri, è un linguaggio verbale in corso d'uso. Soppesare qualcuno sulla base di nulla, agenti lievitanti contaminanti, fermenti di pareri alterati. Usano quale unità di misura, la leggerezza del bicchiere per valutare l'inconsistenza presunta dell'anima. Così si valutano le persone,da sopra al bordo del bicchiere. Da un'altezza che diventa bassezza. Etichettati con ingredienti sbagliati. Da questi parametri, del tutto fasulli, si valutano persone e situazioni, dal lievito di un giudizio contaminato da ignoranza, e mala informazione. La pretesa di sapere, di poter vagliare qualcuno da una posizione di preminenza è il modo dei saputi, dei portieri di San Pietro, poi se portieri con chiavi o con passe-par tout è un'altra cosa. Tutti credo di avere le chiavi giuste, di conoscenza, di giudizio, di comportamento, tutti da sopra al bordo del bicchiere, dimenticando che, se guardi attraverso il bicchiere, spesso la realtà è distorta, alterata, viziata, anche un po' da orbi, visti i fondi di lenti di cui qualcuno ha bisogno per leggere la realtà. Quando il contenitore è più piccolo del contenuto..

lunedì 25 agosto 2014

LIBERTÀ

L'ultima settimana di mare, almeno per me. Poi tutto riprende la forma conosciuta, ed anche piuttosto noiosa della routine. Il fatto che tutto finisca, lascia sempre con una punta di malinconia per i ritmi, i rituali, le amicizie che si creano in estate, e che per forza poi vanno perse a causa del cambio di stagione. Se solo vedo i miei figli, che in estate vivono in una Sorta di grande comunità gaudente, autoregolata, e piena di fantasia, già mi dolgo per loro, che dovranno lasciare tutto questo, in favore di un regime da adulti non so quanto conveniente. A volte credo che se ai ragazzi si dessero gli strumenti per apprendere in ambienti liberi, spontanei, i risultati sarebbero sicuramente eccellenti, con un limitato grado di stress. Si associano liberamente in cooperative, o classi asseconda degli interessi, del momento, dell'opportunità, o dello sport che in quel momento vogliono praticare. Le regole fra di loro sono poche, e sono bravissimi, senza l'ingerenza degli adulti a farle rispettare, se vuoi essere del gruppo devi rigare dritto. La spiaggia per i ragazzi è un esempio di autarchia, e di aggregazione senza suggerimenti di sorta. Noi mamme li abbiamo osservati, e siamo arrivate a credere che sono meglio loro di noi. Se messi nelle condizioni ideali, danno il meglio. Tutte le strutture che abbiamo creato per recintare i figli, per pianificare futuri e presenti, forse sono solo il modo, di noi adulti per demandarli ad un contenimento gestionale. Insomma, li recintiamo per mancanza di strumenti, quando l'unico strumento che funziona con loro e con tutti è la libertà.

venerdì 22 agosto 2014

UN ALTRO PIANO..

"Non è quel che vidi che mi fermò, ma quel che non vidi", così dice il pianista sull'oceano di Baricco.Facciamo troppo affidamento sugli occhi, pensiamo che solo cio' che vediamo sia una spiegazione, o una motivazione valida per fare, o non fare. Paradossalmente è quello che non si vede, a fare la differenza. La sensazione disattesa, o il contorno di una ipotesi poco probabile, sono il non visto di una sciagura evitata, ma anche l'ombra che appartiene ad una sottile felicità, o il profumo di una nuova brezza, fanno parte dell'elenco dei non visti, ma percepiti, e comunque evitati. Siamo talmente materiali, da non riuscire neanche a leggere, come direbbe Leonardo, nella cenere di un fuoco bruciato, perché per vedere il fuoco abbiamo bisogno che la legna bruci e magari ci scotti, giusto per esserne certi. "Quel che non vidi" di Novecento, si riferiva al mondo, ed ai suoi abitanti, l'assenza o negazione della sua aspettativa, lo trattenne sulla sua nave fino a morirne. Quello che non vedo nelle persone, spesso, mi spinge a non frequentarle, o ciò che non vedo nelle istituzioni mi allontana dall'averne fiducia. Il mancato impegno, come la mancata serietà, sono il non visto, che scredita una figura che VEDI, dunque ciò che non VEDI, spesso ha molto più peso di ciò che guardi, perché l'occhio è limitato ad un orizzonte, la sensibilità del cuore no. Poi le combinazioni che si possono fare con i tasti non visti sono infinite, ma questa è un'altra musica. Un altro Piano..

giovedì 21 agosto 2014

CURIOSITÀ

Conoscere, studiare, scoprire. Tutti verbi, destinati ai curiosi. La curiosità muove il mondo, senza curiosità tutto assume una consistenza statica, ferma, piatta. La curiosità ti spinge a fare domande, e soprattutto a trovare risposte. La voglia di sapere fa cercare in ogni dove, e fa scovare destinazioni mentali e siti, che mai avresti immaginato. È il motore di una sana cultura, di un legittimo sapere, e di una appagante disquisizione. Ti fa diventare migliore; dunque la curiosità non è farsi i fatti degli altri, quelli ti tolgono energie e forze, ma farsi i fatti propri, capire che relazione c'è fra il sé, ed il mondo. Curiosare è un lavoro mentale che serve a costruire il proprio tempio mentale, in un corso temporale. La necessità di appagare il proprio sapere, impegna la mente in dimensioni che poco hanno a che fare con le meschinità di fatti, la cui conoscenza non porta da nessuna parte. Un giro referenziale di notizie note che non aggiungo nulla, né alla propria coscienza, né incoscienza, la quale pure svolge una funzione informale nonostante tutto; riempiono uno spazio vuoto, vacuo. La curiosità del sapere per sé stessi, e per la propria armatura mentale, scheletro di una personalità interessante. Curiosi di nozioni, senza diventare nozionistici e men che meno..pettegoli.

lunedì 18 agosto 2014

MATTI CELATI

Altro caso di cronaca nera. Un padre che uccide sua figlia. Siamo arrivati a fine corsa. Il limite che non si sarebbe dovuto superare, a causa di una sorta di onda d'urto, si è oltrepassato. Matti con licenza. Ecco cosa siamo. Non tutti, direte. Certo, ma l'aria che permea il sistema, è viziata da una mancanza di ideologia formale, o informale una qualsiasi struttura che funga da deterrente morale. No, non abbiamo più freni, nessun illecito, tutto lecito in nome dello stress. Cos'è lo stress? Il deficit del sistema nervoso che non arriva alle aspettative. Uno si crea delle attese, che poi il sistema frustra, il mancato ottenimento genera insoddisfazione, mancanza di stima, questo sentimento di inadeguatezza, viene riversato su chi suo malgrado fa saltare l'ultima catena mancante dell'autocontrollo, di solito innocenti, il cui unico dolo è quello di fare la richiesta sbagliata nel momento sbagliato. Buhhmmm. Nessuna giustificazione, certo, ma se questi fatti iniziano a diventare quotidiani, il problema da porsi è come coadiuvare, o cicatrizzare, un tessuto tanto estesamente devastato. Siamo malati o capricciosi? Il male come squilibrio chimico, o bizza adolescenziale? Se sei matto curati, se sei adolescente cresci. Non ci sono tante strade, solo la necessità di chiudere questo cerchio di sangue a cui ci stiamo abituando, e se l'abitudine genera indifferenza, davvero significa che abbiamo fatto tutti il salto, indistintamente. Generazione di frustrati, di matti celati.

giovedì 14 agosto 2014

PENSAVAMO FOSSE AMORE..INVECE..

Mi è capitato di leggere la lettera della suocera famosa. Imbarazzante. Tutto profondamente ridicolo. Premesso, che non sono mai stata estimatrice del genero, non mi piace il genere, ma davvero la signora ha reso goliardica, una situazione che doveva essere risolta fra le pareti domestiche. Primo, non si usa un mezzo pubblico, fra l'altro usando soldi pubblici, per farsi una giustizia personale, da donna ferita e risentita. Secondo, ha fatto fare a sua figlia la figura della deficente, che ha bisogno dell'intervento della mamma, affinché le sia restituito il gioco, come all'asilo. Terzo, è scesa in particolari intimi che lei non può sapere , perché sono sicura che il de-genero, come lo chiama ma lei, non l'abbia chiamata nel momento dei suoi, semmai, gloriosi amplessi. Quindi la signora se voleva fare la gallina offesa avrebbe fatto meglio a farla nella sua aia. Cadute di stile pazzesche. Fra moglie e marito non mettere il dito, se hai bisogno di denigrare per interposta persona, ha fatto bene a mollarla la tipa, che fra l'altro è pure brutta e antipatica. Noi gente comune ci chiedevamo come facesse a starci, e lei viene fuori sorpresa? È proprio vero che a non mettere un orecchio fuori, si perdono un sacco di preziose informazioni. Non si fa; ne dà nonna, ne dà mamma,e se una ragione c'è, è sempre il tempo a rivelarla, ma si da il caso che fra due la ragione è in mezzo, sempre, anche a loro, famosi, è toccata l'onda del: pensavamo fosse amore invece era un calesse.

lunedì 11 agosto 2014

GRILLI STONATI

La legge di Dolbear stabilisce la relazione fra il numero dei friniti dei grilli e la temperatura dell'ambiente circostante. Stamane i grilli cantano a ritmo di marcetta: è caldo! Applicando la stessa, si capisce perché in estate la gente puzza, perché si incazza, perché da segni di squilibrio. Tutti grilli; man mano che la temperatura aumenta, i comportamenti degenerano. Per fortuna questa è stata un'estate fresca, ma ciò non toglie che il frinire si sia indebolito. Se l'estate è la mia stagione,inversamente è per molti ispiratrice di danni. Più si scalda la temperatura, e più bollenti si fanno commenti, chiacchiere, calunnie, pettegolezzi. Sotto gli ombrelloni si rincorrono voci senza fondamento, che danno vita ad un vero e proprio concerto di grilli stonati, è direttamente proporzionale al caldo non ai fatti. È caldo, di qualcuno c'è da sparlare, via sotto a chi tocca. Di solito tocca sempre agli stessi, cioè quelli che talmente impegnati a vivere la loro vita, non tengono conto delle chiacchiere. Questi esemplari, come rara avis, sono il bersaglio preferito di grilli accaldati. Perché la gente sparla? Perché ha caldo, perché si annoia, perché ha la voce. Si dice che alcuni non riconoscono lo stimolo della sete, invece di bere, mangiano, similmente i grilli occasionali non riconoscono il loro vero verso, pensano di essere grilli, invece magari sono: cavallette, coccinelle, vermi.. animali che non emettono suoni, perché l'unica cosa che dovrebbero fare è stare ZITTI.
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mercoledì 6 agosto 2014

ESTATE

Sono nata con il sole e lo amo. Amo la vita del mare, la semplicità con cui si affronta , pochi vestiti, pochi pesi, pochi pensieri. Mi affascina la leggerezza con cui si conversa, l'attardarsi in spiaggia, gli schemi che saltano, gli orari che si dilatano. I piedi scalzi, la testa che spazia, gente nuova da conoscere, armature che si svestono, armi che si abbassano. La giornata si costruisce al momento, senza tanti programmi, e viene bene, anzi meglio. Il sole regala i suoi raggi migliori, la luna la sua alba più chiara. Qualche amore nasce e si disfa, qualche altro nasce e resta. Una festa in spiaggia, la licenza di divertirsi senza colpa, la musica, il convivio, abiti chic portati in riva al mare, il cibo consumato per piacere, senza necessità. Voglia di fare, di sperimentare, senza difese immunitarie a palla, una prova sulla prova, e se non va chi se ne frega, si tenta qualcos' altro. Il sorriso ti nasce dalla bocca senza fatica, il sole tinteggia pelli diafane e anche la più brutta diventa star, potere di sole, la star delle star. Tutto scorre senza inciampi, e se ce ne fossero, lo sgambetto è più dolce perché cadi nella sabbia. È facile l'estate, è umana, è la stagione della vita.

PASSATA O A PEZZI?

Il vissuto fa fare delle inevitabili conclusioni. Le conclusioni puntualmente le riponiamo nei cassetti, con tanto di etichette. L'etichetta segna, ricordi, errori, sbagli, emozioni, ogni cosa al suo posto, pretendiamo di svincolare il ricordo dal contesto, come se ogni sensazione, ogni emozione, non nascondesse già per sua natura una gioia e un dolore. Non si possono etichettare sensazioni in modo esatto, perché tutto va gestito nel suo insieme, non come evento e fatto singolo; diverse letture, e diverse interpretazioni ; non è un vizio di forma, semplicemente una valutazione ad ampio raggio, che tiene in considerazione le motivazioni, le colpe, e le attenuanti. Osservata da questa luce, non esistono etichettate e cassetti, ma solo una enorme pentola (la vita), in cui si mischia brutto e buono. Spesso, una cosa brutta, è nata da una delle migliori intenzioni che potessimo avere. Come di contro, le cose belle possono scaturire da una situazione giudicata con indifferenza. Allora? Dove mettere cosa? Il bello nel bello, e il brutto nel brutto? Se sono figli della stessa madre? La gente che non valuta la realtà col buono e cattivo, tenderà sempre a distorcerla, esaltando solo il sollazzo e il comodo. A onor del vero, il peggio infligge la lezione migliore, incassettandolo si rischia di perdere la visione del brutto che ci salvato. Io direi di lasciare le etichette ai pelati, Passata? O a pezzi?