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La cialtroneria

lunedì 30 giugno 2014

MAIUETICA

La mente umana dovrebbe costruirsi come una Lego, tanti piccoli pezzi che possono prendere forme disparate. Così non è, la società ci imposta un sistema, compreso il pensiero, che nolenti assumiamo senza rendercene conto. Socrate usava con i suoi allievi la maieutica, o arte della levatrice. Il filosofo pensava che, come la levatrice portava alla luce il bambino, così egli col suo metodo, portava alla luce le piccole verità del discepolo. La maieutica è dunque, la capacità di un insegnante di far arrivare l'allievo, con le proprie capacità, attraverso brevi domande, e battute taglienti, a partorire il proprio pensiero personale, intimo; il sapere dell'anima senza sofisticazione, o senza l'intervento appunto, dei sofisti. La maieutica non inculca, aiuta a pensare, a costruire un'idea fondata, non scalzabile, non confezionata. Sapete invece di cosa si nutre la società? Di Retorica. Cos' è la retorica? L'inibizone al pensiero, l'impossibilità di partorirsi una propria creatura, perché subissati dalle creazioni degli altri. Ascoltiamo continuamente. TV, canali interattivi, riviste, tutta retorica, tutte verità di terzi; a volte condivisibili, ma non creature, non arte del nostro pensiero. Quel'e' il nostro pensiero? Difficile dirlo se non hai un buon maestro. Difficile se qualcuno non ti mette alla prova con la maieutica, con la voglia di aiutarti a partorire la verità, che non è insegnabile perché è sapere dell'anima. Si dice che la vita ti offre almeno un maestro, se lo avete trovato mi auguro che ve ne siate avvalsi. Nessuna retorica, dolo maieutica. Gallery

REGINA ROSSA

"Ora in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto; se si vuole andare da qualche parte, si deve correre almeno due volte più veloce di così." Devo dire che l'autore di "Alice", è stato quanto mai premonitore a definire una situazione e che da fantastica è diventata reale. La nostra società è diventata davvero come il mondo fantastico di Alice, dove per mantenere il posto devi correre come su di un nastro rotante, semplicemente per non tornare indietro, e per guadagnare terreno devi correre il doppio altrimenti la strada si mangia da sola. È stressante tutto questo, sfibrante, anche piuttosto deprimente. Energie dispese, senza nulla di tangibile da osservare o soddisfare, solo per mantenere la posizione come nell'esercito, con il rischio che la posizione che mantieni ti sia fatale. Questa schiavitù di correre dissennatamente, fa diventare tutti consustanziali. Tutti della stessa sostanza, corridori frettolosi. Chiedi a qualcuno: come va? E quello ti risponde: si corre, sempre di corsa. Sembrano tutti il Bianconiglio. E sapete per cosa corrono? Per rimane fermi. Assurdo. Deviante, da matti. La consociazione della Regina Rossa. Meglio stare fermi ogni tanto, e pensare se, e per quale motivo o direzione vuoi correre. Decidere se e quando accendere il nastro. Dicono, ma come si ferma è perduto. Perduto? O ritrovato? Ritrovato. Cosciente. Consapevole. Non ramingo senza meta. Non Biancomiglio col fiatone. Gallery

venerdì 27 giugno 2014

NEVROSI

Viviamo di nevrosi. Nevrosi è la difficoltà di adattarsi ad un contesto sociale o emotivo. Quello che non è sempre certificato da uno specialista, è quasi un comportamento comune, patologie più o meno acute, ma presenti. Tutti si muovono in contesti ostili, per i quali sviluppano forme di autodifesa sino a farle diventare comportamenti viziati. Il lavoro, la vita sociale, quella politica, sono sottoboschi ideali per far sviluppare forme di vita deviate, che assumono la connotazione di demoni personali. Ognuno presenta la propria fissazione, senza riuscire a distogliere l'attenzione da quella specie di centro ideale che si è fissato nella zucca. Il problema al lavoro, l'amore che non va, l'amica che ti delude, diventano tutti bersagli mobili verso i quali si depositano attenzioni e..nevrosi. La mente crea un pensiero circolare, a spirale, dal quale non riesce più ad uscire, invece di trovare la via di fuga dal vortice, ci si avvita sempre di più dentro al suo centro, e alla fine il pensiero diventa concentrico, unico e sclerotico. Così nascono le nevrosi, dall'incapacita' di adattarsi, dall'incapacita' di giudicare situazioni e persone per quali sono, senza rimandare loro poteri paranormali, o mediatici. La nevrosi nasce dalla realtà aumentata o alterata. Tutte costruzioni che sviluppa l'individuo senza fondamento. Liberare la mente; pulirla come si fa ad una stanza che è stata caricata di troppa mobilia inutile, polverosa e fatiscente. Pensare spezzando via pregiudizi e preconcetti, liberarsi di inutili metri di giudizio che non funzionano per nessuno. Evitare pensieri circolari e volare via, in alto verso pensieri che seguano una linea retta infinita. Non nevrotica. Gallery

giovedì 26 giugno 2014

Uomini: istruzioni per l'uso

Argomento tormentone, gli uomini in affanno. Ovunque tu diriga la tua attenzione, ascolti e leggi articoli che mettono in evidenza la difficoltà degli uomini ad adeguarsi rispetto al mondo che cambia. In affanno se la moglie guadagna di più, in affanno se devono fare i lavori di casa, in affanno per inseguire una carriera che spesso sfugge. Le donne sono diventate di plastica, resistenti agli urti, all'usura del tempo, e versatili, gli uomini di contro sono diventati di carta, si acciaccano, si bagnano, si accortocciano su loro stessi fino a diventare una pallina inconsistente, adatta solo a fare le guerre in classe. Questi profondi cambiamenti, nei costumi, e nei modi, stanno mandando in crisi le coppie. Le donne sempre più Virago, gli uomini dei papiri. Gli esperti dicono che prima o poi troveranno un loro equilibrio. Non sono così certa che una natura formatasi in millenni, calata su strati e strati di memorie si possa mutare tanto velocemente. L'uomo che vogliamo noi, quello bravo a letto, intelligente fuori, trasversale nel mondo, è ancora una specie in divenire. Cerchiamo dove non c'è. Pretendiamo quello la natura non ha ancora dato. Magari ci arriveremo a quel tipo di maschio, ma il tempo dovrà lavorare tanto, goccia a goccia fra stalattiti e stalagmiti di DNA. Intanto per questo tempo di passaggio siamo costrette a fare di necessità virtù.Impegnate a trattare il materiale che ci è toccato con cura; qualcuno ha la carta velina, qualche altra il foglio A4, qualcuna il cartone da pacchi. Materiali che si presentano in vesti diverse ma con fondo comune. Usi diversi ed accortezze diverse. Uomini:istruzioni per l'uso. Gallery

mercoledì 25 giugno 2014

Siamo in cerca di riscatto e anche il calcio ci delude. Destinati e non avere la chance giusta in questo periodo. Ci bacchettano tutti, sempre gli ultimi della classe, gli altri fanno sempre meglio. Vero o presunto è questo il messaggio. Da dove viene la voglia di riscatto? Dall'orgoglio ferito, dalla necessità di mostrare un valore che si è certi di avere, dal bisogno di alzare la testa senza sentirsi inferiori a nessuno. È un atteggiamento, e forse un atteggiamento latitante. Sembriamo tutti rassegnati, non consapevoli, forse un po vigliacchi. Per riscattarsi ci vuole un coraggio indomito, lavorare senza risparmio, avere una strategia, per non fendere l'aria. Forse siamo stanchi di dimostrare quanto voliamo, o forse davvero non voliamo quanto la presunzione. Non c'e' indignazione. Manca il morso per la reazione, sembra davvero che per condurci all'azione qualcuno ci debba addentare come un cannibale. Estremo no?! Si osserva nella quotidianità la resa alla rivincita. Il sentimento comune del non c'è la possiamo fare, è virulento. Ognuno passa dalla voglia di riscatto alla necessità di sopravvivere; gestendo e distribuendo forze e risorse, alla rivalsa rimane poco, solo l'alone dell'ideale. Seduti a guardare per terra, come quando da bambini ci scartavano per un gioco. Magari iniziare ad alzarsi dalla sedia potrebbe essere in primo passo, e chiedersi perché siamo stati scartati il secondo. L'umiltà di migliorare è la vera risorsa. L'animo è quello di mio figlio stamane:-mamma oggi voglio fare un lavoro che renderà la nostra vita più bella.- il risultato nascerà da uno spirito positivo, non di rassegnazione. Riscatto! Gallery

lunedì 23 giugno 2014

MODA

Finito Pitti, oggi White, i soliti appuntamenti della moda. Tutto nuovo, tutto vecchio, cose nuove, cose vecchie, tutto dipende da chi guarda, da come guarda, e da quanto ha guardato in precedenza. Sento chiacchierare le donne fra di loro, si dicono quest'anno va di moda il pizzo, quest'anno il corto, no il lungo, va il vestito, però anche il pantalone. Il colore, no i fiori, le stampe, no il colore a blocco. Tutto giusto e tutto sbagliato. La moda in Italia è come il calcio, tutte si sentono stylist giusto il tempo di un outfit, esattamente come si sentono CT, per il tempo di un cambio. Il segmento moda sta vivendo un periodo delicato, non sanno che pesci pigliare, non perché non siano bravi gli stilisti, il punto è il mercato che non respira. Cianotico, senza ossigeno nei muscoli, impedito nei movimenti anche più semplici. Va di moda tutto, purché si venda, il mercato chiede il pantalone? Gli si dia. Chiede l'abito? Pronto. Non è più lo stilista che detta la legge, è il mercato che fa la tendenza. Sono pochissimi i fenomeni che regolano un trend, il resto è compiacere il consumatore a discapito del gusto. Ci sono delle cose bruttissime nei negozi, non importa è ciò che serve, è quello che il mercato acquista. Mancano i veri fenomeni iconici, tutte si candidano a modelle, di dubbio gusto ma visibili, arrivabili, nessuna bella impossibile. L'icona vera aveva alle spalle un team di esperti che ne facevano una vera etichetta, oggi hanno un pugno di amiche senza preparazione che le immolato. La moda è diventata da imperante a compiacente, perdendo il suo piglio originale, quello di dettare cosa e come. Va di moda tutto e niente, perché il fruitore è un cliente confuso, di dubbio gusto. Il vero segreto che caratterizzerà i nostri anni è miscelare sapientemente fra nuovo e vecchio, questo è il trend, commistioni personali, fornite di buone ragioni, pensate e documentate. La moda pensata. Il resto è noia.

giovedì 19 giugno 2014

VUOTO A PERDERE

Quando temiamo qualcuno, è perché a questo qualcuno abbiamo concesso potere su di noi. Hesse. La paura, o il timore, garantiscono il salva condotto al potere, istituzionale, emotivo e sentimentale. L'ombra della punizione, la perdita, la posizione sociale, economica, politica, pongono, sortilegiando l'anima, nel gradino dell'inferiorità, relegano, in contumacia, dentro al senso di inadeguatezza, sentimento che lascia il campo libero all'altro di usare e maggiorare il proprio potere, screditando l'individuo. Il potere che per statuto abbiamo tutti è lo stesso, il libero arbitrio, la libertà di fare e pensare entro il limite del rispetto della libertà di ognuno. Basta; nessuno nasce schiavo di niente se non delle proprie insicurezze, nessuna posizione di svantaggio che non ci assegnamo da soli. La suggestione di cui siamo fautori ognuno per sé, crea la trappola del timore dell'altro. Di chi si dovrebbe aver paura? Di nessuno, nessuno è all'altezza, nessuno colma la misura ideale, quindi? Nonostante il pugno di polvere che occupiamo, qualcuno riesce ad impressionare talmente tanto l'altro da porlo in una posizione sottoposta, quasi umiliante. MAI!! Fraintendere il rispetto per un ruolo o una carica, con il timore ammorbante significa relegare potere improprio o non spettante, a chi di certo lo userà per trarne un vantaggio, se non altro per sentirsi bottiglia da un litro, anziché 750ml. Sempre bottiglia sei, e sempre che ti rompi, e ti svuoti, e ti riempi di calcare e di impurità, e sei funzionale per un uso temporaneo. Dare potere ad un vuoto a perdere? Ma su.. Cambiate Dio, cambiate forma. Vuoto a perdere Gallery

mercoledì 18 giugno 2014

Generare

"Tutto al mondo finisce in nulla, e chi si tormenta per le ricchezze o per gli onori, o per qualunque altro scopo, non è che un pazzo se lo fa per causa d'altri e senza sua passione e necessità. " Shakespeare è un sociologo. Se vivesse ora lavorerebbe da Google, o da Apple, ma da idealista, dopo una settimana rassegnerebbe le dimissioni. Un grande osservatore, capace di prevedere le mosse dell'umanità sulla base delle inclinazioni dei tempi. Contrariamente al suo pensiero, si agisce spesso per causa d'altri, e non per propria passione o necessità. Ostentare e non sentire appassionatamente non nutre, non soddisfa. Le opere, le arti, i lavori, devono essere sentiti come una necessità intima, come non potendone fare a meno, perché l'impellenza dell'anima genera la motivazione. Quelli che rincorrono il successo e finalizzano idee e prodotti sulla speranza del successo della fama fine a se stessa, sono coloro che secondo Shakespeare non si rendono conto che tutto finisce in nulla. L'unico pensiero che può essere relegato al perdurare è la passione, la passione che si impiega e si sente , nel fare, nel pensare, nel generare, supera tempo e spazio, diventa motore, non premio. I bambini agiscono per ottenere il premio, poi dal premio passano alla gratificazione, il viatico che serve agli immaturi a mediare, il premio è la lezione pratica, ma la disciplina del sentire con passione non ha il sollazzo del premio, nasce dal cosmo interiore atempore della passione. Generare, non mostrare. Due modi, due mondi. Gallery