“Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso”, questo disse Einstein in una lettera nel ’52. Certo che detta da lui questa dichiarazione suscita una certa ilarità, “non ho particolari talenti”, figuratevi chi è davvero esente da talento … che rapa che può essere.
Comunque un po’ questa cosa è vera, o forse è profondamente vera, è certo e assoluto che il suo cervello fosse come quello di nessuno, o quello di pochi, e questa è quindi una differenza fisiologica, ma vero è anche che, pur avendo un cervello nella norma, la curiosità è nel patrimonio di tutti. La curiosità è un comportamento, un’attitudine, atto a soddisfare il desiderio di conoscenza rispetto ad un oggetto o ad un fenomeno naturale. La curiosità è un fenomeno emozionale, non si capisce da dove scaturisca, ma comunque è la necessità di conoscere l’ambiente che ci circonda per poter interagire meglio con esso. I meccanismi e i comportamenti psicologici che coinvolgono l’oggetto delle proprie curiosità sono personali, ognuno soddisfa le proprie, rispetto ai propri interessi, comunque la natura innata porta verso l’investigazione. Einstein ha coltivato la voglia di scoprire in modo estremo, questo desiderio di conoscenza, di sapere, di capire, essendo dotato di una mente che lo ha supportato, gli ha permesso di ottenere risultati enormi. Ma pur non volendo bestemmiare rispetto a doti, io sono convinta che se ognuno di noi, davvero coltivasse la propria curiosità, applicandosi ad essa con una forma di studio, tutti potremmo raggiungere un risultato. Il punto è avere il desiderio, e la voglia di farlo, avere una PASSIONE. La passione è ciò che ti spinge a voler conoscere, sapere; la passione, l’amore per una materia, per un soggetto, per una scienza, ti fanno compiere quel viaggio di studio intento a soddisfare una curiosità avida di sapere. L’apatia è nemica giurata della curiosità, già perché la curiosità vuole vivacità, amore per la vita, positività, infondo Einstein in certi versi è rimasto un bambino cresciuto, un bambino che fantastica e cerca di capire se nel suo fantasticare ci può essere qualcosa di vero. L’apatia di contro è l’appiattimento a prescindere, è dire: tanto non ci arriverò mai a capirlo; o come dire: è già stato studiato da qualcuno; oppure dire: non serve a nulla; questo è un atteggiamento negativo, grigio, che la curiosità non riesce a contrastare.
Quello che di meglio la nostra mente può produrre, di solito è legato, all’amore per la vita e per il sapere, la curiosità e la passione coltivate e intraprese come viaggio e impegno di esistenza. Questo mi spiega perché tanta gente sia insoddisfatta, perché non da corso alle proprie curiosità, perché non coltiva le proprie passioni. Avete mai parlato con qualcuno che vive di passioni? È contagioso, vi trasmette talmente chiaro il suo messaggio ed il suo amore, che vi viene voglia subito di mettervi all’opera per il grande entusiasmo che vi ha trasmesso. Il problema è che se una cosa non la si ama però, ci si stanca presto e dall’euforia si passa alla fatica, fino alla resa. Invece la vera passione, e la vera curiosità, non ti fanno sentire la fatica, non ti fanno stancare, vai avanti determinata perché la tua mente deve arrivare al risultato, alla comprensione: la conoscenza di una questione.
Io ho un sacco di passioni e sono innamorata della vita, devo ancora capire un sacco di cose, e leggere ancora tanti libri, ed ascoltare ancora tanta musica, e capire ancora delle leggi naturali più complesse di altre; insomma ho una cifra di cose da fare. E voi??? Cosa avete di urgente da fare, qual è la vostra curiosità da soddisfare??? Raccontatemi!!!
A DOMANI!
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