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La cialtroneria

giovedì 27 settembre 2012

..IN CONCLUSIONE...

Prima di concentrarci definitivamente sulla settimana della moda parigina, voglio fare il punto della situazione sulla nostra settimana della moda, mi sono confrontata con le mie amiche Isabella ed Amanda di www.silkgiftmilan.com  sulle impressioni ricevute da questo show  collettivo italiano e siamo arrivate a delle conclusioni.
Faccio una premessa. Sapete il mondo del fashion system quante città riconosce come legislature stilistiche? Quattro: New York, Londra, Milano, Parigi. Dico questo giusto per precisare che, se siamo una delle quattro città che dettano legge in quanto a tendenze, lamentarsi  non serve, o meglio dire che gli altri fanno meglio significa non aver chiaro in mente che pur essendo il mondo molto vasto e pur essendoci città enormemente più grandi, la nostra Milano  è comunque  una delle quattro capitali mondiali della moda.  Questo è un fatto non una supposizione.
Fatto questo inciso entriamo nei dettagli. Ci sono cose evidenti in quanto a tendenze, il colore è bianco con qualche punta di nero, le righe sono un tormentone, le stampe si ispirano alla geometria, e il colore è a blocco. Una compostezza in controtendenza con la confusione globale è evidente in ogni collezione. Probabilmente quando il mondo è in confusione,  la moda cerca un ordine o una compostezza che serva a riequilibrare gestioni traballanti.
Si sono viste collezioni bellissime ed altre meno, ma questo accade anche a Parigi che, che se ne dica, quindi fra bene e male come al solito a Milano si è vista la CREATIVITA’ italiana. E questo non ce lo toglie nessuno.  Dolce & Gabbana hanno concepito una delle collezioni più belle degli ultimi tempi, attingendo all’iconografia classica della Sicilia tradizionale, fra teatro dei Pupi e ceramiche di Caltagirone; si è vista una collezione ricca lussuriosa … come canta Modugno: MERAVIGLIOSA.  Armani con il suo Kaleidoscope presenta tutti i suoi pezzi iconici ma modulati e trasformati in abiti moderni  attuali, come dice lo stesso stilista: “Meno  presuntuosi”, il risultato una lunghissima passerella di pezzi fluidi, desiderabili, preziosi a volte come un gioiello. Anche Frida Gianni per Gucci ha fatto quanto di meglio si potesse sperare, ispirata da ritratti di donne aristocratiche che sprigionano un allure storica grazie ad un’estetica pulita, precisa, definita, come le protagoniste dei ritratti di Avedon e Barbieri. Tuniche, pantaloni, abiti essenziali il cui unico vezzo sono: le maniche ed il colore. Collezione sublime.  E Prada?? La nostra signora della moda concettuale, anche per questa collezione è partita da un’idea o da una riflessione sui sentimenti delle donne che oscillano sempre fra l’obbligo dell’aggressività per difendersi, e il  bisogno di poesia e femminilità come esigenza di genere. Così fonde questi due bisogni Miuccia presentando pezzi forti ma sullo sfondo della poesia quasi infantile, rappresentata dal fiore stilizzato applicato o spruzzato che unisce tutta la collezione, perché come dice la stessa stilista: La vita è tutto un sogno, e i sogni …. son sogni. Bohemienne la donna di Scognamiglio anche se a volte sembra impersonare una nobildonna altera, ma molto femminile. Dundas per Pucci presenta il bianco  come il suo nero, e imposta l’intera collezione su spunti legati al Giappone; sensualità, sobrietà e calma sono i tre aggettivi che caratterizzano la donna Pucci che cerca una nuova identità non più legata solo alle sue stampe iconiche, ma che esprima una sensualità definita, di cui Dundas dice, ogni donna è fornita senza bisogno di cercarla altrove. Fendi ha presentato una donna contemporanea, assolutamente lontana dalla provincia sia per le forme che per le scelte stilistiche, moltitudini di materiali e forme nuove sono il risultato della ricerca di Silvia Fendi e Karl Lagerfeld che si compensano in modo esemplare.  Jil Sander usa un termine RESET, vuole un ri-inizio un riordino di forme che diventano verticali, conoidali, ma che non si distaccano dal lavoro che aveva già avviato Raf Simon, lavoro peraltro egregio che continuerà, siamo curiose di sapere come, da Dior.
Questo è un sunto, molto sunto, della nostra MFW, io sono dalla parte del made in Italy, a Parigi lo so che vedremo altre cose bellissime, ma che nulla toglieranno al lavoro dei nostri stilisti che sono fiore all’occhiello in quanto a ricerca, concetto, forma e filosofia.  Siamo complementari non competitivi, se mai rinunceremmo a Chanel, la stessa cosa sarebbe per Armani … non siamo marginali ma imprescindibili… voilà..










A DOMANI....a PARIS....

1 commento:

  1. Io gli inglesi, se fosse per me, nemmeno li annovererei tra i grandi della moda. Per quanto alcune proposte siano davvero interessanti il loro stile è, come dire, senza sale.
    Robi

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