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La cialtroneria

giovedì 13 giugno 2013

DIGNITA'

Vivere con dignità, morire con dignità. Aspirazione di tutti.
Cos’è la dignità? È il rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre in comportamento e contegno adeguati. Sulla carta tutto chiaro. La definizione da adito a delle domande essenziali. Chi è davvero conscio del proprio valore? Chi realmente rispettando la propria natura riesce a comportarsi conseguentemente? Quale contegno è decoroso alla propria dignità? La risposta a queste domande rende palese il perché spesso non si riesce a mantenere la dignità che la vita chiede. Non ci sappiamo comportare come conoscendo il nostro valore, ci svendiamo, e svendiamo azioni nobili con azioni frugali, poco pensate e spesso volgari. Il decoro e la presentabilità a volte non arrivano neanche alla decenza, la sufficienza strappata alla dignità. Il contegno che coinvolge un forte autocontrollo non è una pratica usata, si dice che bisogna far fluire le proprie emozioni anche quando sono sconvenienti ed indecenti, dando vita a modi animaleschi. Questo non rientra nell’idea di dignità. È la fibra morale che manca, i proponimenti ad essere migliori, e non dar corso solo agli istinti anche i più bassi, non sono neanche momentanei. Quando si fanno questi discorsi si è tacciati di mentalità ristretta. Si vuole mettere nella stessa bottiglia due liquidi diversi con la pretesa che ognuno mantenga inalterato il proprio sapore. Impossibile, perché un sapore sia integro non deve essere mescolato, e questo non è moralismo è fisica. Le miscele casuali nella maggioranza dei casi danno vita a sapori peggiori quasi imbevibili. Così sono coloro che pretendono di vivere con dignità perseguendola sulla base della viltà, meschinità, vigliaccheria. Vi sembra possibile? Quanti cocktail venuti male…

Vivere con dignità, morire con dignità. Aspirazione di tutti.
Cos’è la dignità? È il rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre in comportamento e contegno adeguati. Sulla carta tutto chiaro. La definizione da adito a delle domande essenziali. Chi è davvero conscio del proprio valore? Chi realmente rispettando la propria natura riesce a comportarsi conseguentemente? Quale contegno è decoroso alla propria dignità? La risposta a queste domande rende palese il perché spesso non si riesce a mantenere la dignità che la vita chiede. Non ci sappiamo comportare come conoscendo il nostro valore, ci svendiamo, e svendiamo azioni nobili con azioni frugali, poco pensate e spesso volgari. Il decoro e la presentabilità a volte non arrivano neanche alla decenza, la sufficienza strappata alla dignità. Il contegno che coinvolge un forte autocontrollo non è una pratica usata, si dice che bisogna far fluire le proprie emozioni anche quando sono sconvenienti ed indecenti, dando vita a modi animaleschi. Questo non rientra nell’idea di dignità. È la fibra morale che manca, i proponimenti ad essere migliori, e non dar corso solo agli istinti anche i più bassi, non sono neanche momentanei. Quando si fanno questi discorsi si è tacciati di mentalità ristretta. Si vuole mettere nella stessa bottiglia due liquidi diversi con la pretesa che ognuno mantenga inalterato il proprio sapore. Impossibile, perché un sapore sia integro non deve essere mescolato, e questo non è moralismo è fisica. Le miscele casuali nella maggioranza dei casi danno vita a sapori peggiori quasi imbevibili. Così sono coloro che pretendono di vivere con dignità perseguendola sulla base della viltà, meschinità, vigliaccheria. Vi sembra possibile? Quanti cocktail venuti male…
 




A DOMANI!

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