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La cialtroneria

sabato 6 ottobre 2012

NON TI AMO PIU'

Anno bisesto anno funesto, recita il proverbio … e pare che ci stia tutto il proverbio visto l’andamento.
Tutte le donne che ho intorno sono sull’orlo della separazione. Consolante. Sembra una sorta di giro di colera, tutti contagiati dal bacillo. Le dinamiche sono sempre le stesse, ad un certo momento quando dopo tanti anni di convivenza ti giri intorno, non riconosci più niente e nessuno, la vita che pensavi di esserti costruita con le tue mani, altro non è che la somma di scelte dettate dalle esigenze, sulle quali la tua volontà non ha avuto alcun peso. La crisi è sistematica, dopo tanti anni, ti viene spontaneo chiederti: ma chi sono io? Chi sono diventata? Come mi vedono gli altri? Cosa ho fatto per me? Quesiti certi, le cui risposte a volte sono sfuggenti, il qual fatto fa inevitabilmente affiorare l’insinuazione dell’insoddisfazione, qualcosa non va. La meccanica domestica subisce una battuta d’arresto.
È da questo punto, dalla presa di coscienza, che le donne intelligenti, sensibili, pensanti, iniziano a porsi quesiti, a fare analisi, a fare delle accurate disamine sui perché e sul per come, può essere accaduto di vivere una vita che sembra non appartenerti più. Non si mette in discussione un amore se funziona. Quando capita, può indicare una sola cosa: c’è un problema. Sollevi la questione quando i tuoi sentimenti non si allineano più con la tua vita quotidiana, in questo dissidio interiore fra cuore e mente inizi a muove i prima passi verso l’identificazione di quello che sta accadendo dentro di te, il mutamento che non avevi compreso stesse modificandoti, la cui sensazione nuova ti desta una grossa destabilizzazione, ti lascia confusa, si palesa prepotente una dicotomia intima che prende il sopravvento senza capire come puoi gestire i comparti che non hanno vasi comunicanti, sono stagni fra di loro rispetto ai sentimenti ed alle aspettative. La nuova identità non ha nulla in comune con la vecchia, nonostante apparentemente lo stesso corpo alberghi due individui che stentano a riconoscersi. Quando comprendi chiaramente che quello dove sei non è più il tuo posto, in quel momento senti il terreno che inizia a franare da sotto ai piedi come fosse sabbia che scivola via senza la possibilità di fermarla. Il disagio di vivere una quotidianità estranea rispetto al nuovo stato cresce ogni istante, fino a farti chiedere come mai sei in quel ruolo e perché stai preparando il pranzo per un uomo, che in certi frangenti ti sembra un assoluto estraneo. Inizi a non respirare più bene, il peso sul cuore ti affanna, e ti domandi come mai TU possa esserti infilata in una vita così caliginosa il cui pulviscolo ti sta intossicando i polmoni e per cui senti il bisogno di cambiare aria. I desideri iniziano ad interferire fra di loro, altalenando fra bisogno di libertà per salvare l’io, a quello di tornare al senso del dovere ferreo impartito dal retaggio culturale. Fra queste montagne russe emotive inizi conseguentemente a comportarti in modo diverso, ed inevitabilmente non riesci più a tenere slegata la parte più intima della tua volontà alla parte più superficiale del tuo io, il centro del male che risiede nel cuore inizia ad irradiare ogni organo sino ad arrivare all’epidermide, la parte più esposta, visibile dell’io, tanto da non riuscire più a dissimulare il dolore affiorato violentemente. Si è manifestato, il processo è iniziato. Trascende da ogni volontà, da dentro si dirige verso fuori, sino a stampigliare sul volto una nuova espressione di infelicità. È da questo momento, quando affiora alla superficie il nuovo io, quando realizzi tutto questo terremoto emotivo, che senti il passo successivo da fare senza nanche pensare, cioè dire, parlare, dire all’altro cosa sta accadendo, provando a trovare le parole adatte a rendere meno doloroso possibile, un colpo che sicuramente lo farà comportare come un animale ferito ma non ucciso. Ci si avventura in un discorso che l’altro troverà incomprensibile, come un messaggio cifrato di cui è pieno un foglio,  ma del cui contenuto non si interpreta nulla, perché mancanti degli strumenti adeguati per decodificarlo. Racchiudere un sentimento, una sensazione, dentro ad una parola non è semplice, la parola è lì come lettera morta, i sentimenti invece sono febbrili, come lo stesso scorrere del sangue. Solo quando si vuole dare un vero senso, ad una sequenza di parole, si prova a capire cosa sta accadendo. “Non sono più felice” è la frase consequenziale che darà inizio incontrovertibilmente ad un processo verbale e giudiziale lunghissimo, dal quale qualcuno uscirà vinto. Spiegare ad un uomo che non lo si ama più, non è proprio come raccontare una ricetta per fare biscotti. Ci si deve aprire verso una sicura ostilità, nessun uomo è mai pronto ad accettare un discorso volto a chiudere un rapporto, o anche semplicemente a metterne in luce dei lati oscuri. Gli uomini sono noti per la capacità di negar qualsiasi evidenza. Neanche un fedifrago assodato, sostiene una conversazione il cui sunto è: non ti amo più. Il rifiuto, la dichiarazione del disamore, è la molla che fa scattare un meccanismo di attacco/difesa ad oltranza. Tu non mi ami più? E chi lo dice? Io ti amo ancora e tanto basta. Ecco dove si inceppano tutti i tentavi di riconquistare la propria libertà, o la voglia di riallineare il dentro con il fuori, urtano contro la volontà dell’altro che diventa l’unica legislatura vigente. Il discorso vigliacco di un uomo è: “Se tu non vuoi non importa, devi sacrificarti, io non voglio perderti, rimaniamo insieme anche se non sei felice, facciamolo per i figli” con questo ricatto emotivo, e dichiarazione di vanto territoriale si congela, e blocca ogni volontà. Le donne hanno un senso della responsabilità insito,  scaturente dal fatto di essere madri, che non riescono a sopprimere, e l’istinto di protezione molto spesso lo estendono oltre il confine della loro prole, e gli uomini lo sanno.. un uomo lo sa, che una donna pensa al bene di tutti, prima che del bene per se stessa.
Gli uomini che si comportano così sono dei bastardi, puntano tutto su quello che sanno essere l’unica leva che solleverà la risoluzione, e la spuntano sempre. Anche se questo ricorrere alla vigliaccheria, li farà vivere di una vita meschina e ripiegata, sono disposti a correre il rischio, pur di non perdere il dominio di un territorio che diventerà infruttuoso.
Così fra un finto vado e torno, le donne rimangono lì parcheggiate con il motore acceso della speranza,la speranza di andare, ma non mettendo mai la marcia, rimangono in uno stato di infinta attesa, a volte per tutta la vita, come se attendessero un fatto epocale che le possa spronare a prendere una decisione vera. Una cometa che si schianta a terra è il minimo di ciò che si  aspettano per proseguire verso i loro desideri, ed adempiere le loro aspirazion. Nessun evento cosmico, nessun cambiamento, dal matrimonio non si esce, da questa che diventa a volte una prigione scelta non c’è riscatto.
L’ostruzione che un uomo fa a qualsiasi ragione gli venga sottoposta è ammirevole, tanto che alla fine per un attimo, hai davvero la sensazione che la matta sei tu, che il problema non c’è e che davvero sei stanca e quindi non lucida. Riescono ad avere un linguaggio talmente mellifluo, per cui dopo estenuanti dialoghi sei vivisezionata nell’intimo e con riesci neanche a rimettere insieme le membra della tua anima stanca e maltrattata.
Non ne ho conosciuto uno che non si sia comportato come un replicante di un primo prototipo vecchio come il mondo. Lavorano sugli strati profondi della natura femminile, che hanno sempre ignorato, ma di cui poi improvvisamente si scoprono esperti. Il primo appello a cui ricorrono è il senso di colpa verso i figli, e quello ovviamente funziona sempre. Perché si sta insieme? Per i figli. Anche se tu spieghi che non vuoi scappare dal tuo ruolo di genitore, ma vuoi riottenere la vita che ti è stata sottratta con una firma, il suo sentenziare sul ruolo imprescindibile di famiglia, che è un tutt’uno, non ti darà scampo nella trattativa, ma non perché la realtà dei fatti sia davvero così , quanto perché colui che è dall’altra parte, non vorrà sentire la vera ragione per cui invece  ti sei scissa non dalla famiglia ma dal tuo compagno, da un uomo che non ami più..e questo con i figli non c’entra nulla. Ma gli ostaggi dietro cui si fa scudo il vigliacco sono innocenti, e lo sai bene che non puoi colpire lui attraverso loro, anche se lui lo sta facendo. Ma come si può stimare un cecchino che si ripara dietro a bersagli umani? E come ci si può rassegnare al pensiero di averlo sposato?
Insieme  all’arringa dei figli inseriscono anche altre argomentazioni, la più semplice è che sei stanca, poi ti dicono che sei malata, poi ti propongono il viaggio che tu gli chiedi da tutta la vita ma che lui non ha mai voluto fare. Fanno un’incursione anche nel Santissimo, sbandierandoti che vi siete promessi amore eterno davanti a Dio, anche se lui ne invoca invano il nome come fosse un buon giorno. Si mettono i paraocchi del pregiudizio e dell’educazione per rammentarti, che lui ha una madre che non capirebbe, e ci aggiunge la cerchia di amici: a loro cosa diremo? Ti mette davanti l’istantanea di una serie di persone che con la tua felicità e la tua vera vita non c’entrano nulla, ma lui crede che tutto questo si assommerà sul piatto della bilancia, per farti capitolare.
Le obiezioni orali  cui ti mette di fronte per farti cambiare idea sono come una corsa ad ostacoli, ne superi uno e subito ne è pronto un altro, alla fine ti arrendi perché sei esausta, stremata dalle nottate in bianco, dai suoi pianti, dai suoi insulti, dalle sue minacce di suicidio, dalle paranoie che sicuramente hai un altro, dalle telefonate a raffica che ti fa, dalle amiche che ti chiamano perché lui le tampina, e da tutto questo vortice nel cui centro sei TU, mentre tutto ruota attorno in modo vertiginoso fino a farti affogare. Allora cosa fanno la maggioranza delle donne? Un passo indietro, “non ti amo più ma va bene così”, facciamo finta che va tutto bene, quando di bene ce n’è solo per i figli, e nulla per se stesse, e sapete il vigliacco cosa farà dopo tutte le promesse del “cambierò se tu non te ne vai”? Non cambierà, anzi diventerà peggio, per il fatto che hai osato turbare la sua quiete, perché gli hai detto che non lo ami più, e perche lui non è stato capace di renderti felice, diventerà rancoroso,e sai cosa vuole il rancore? Soddisfare la vendetta. Quindi oltre ad essere rimasta, ed aver rinnegato i tuoi desideri, ti ritroverai accanto un nemico, che cambia veste asseconda dell’umore, ma che ti devi far andar bene, perché lui ti accuserà del fatto che sei stata tu a farlo diventare così, sono le insicurezze che gli hai fatto nascere che dovrai tenere a bada, e che lui userà sempre per ricattarti emotivamente. La tua decisione di rimanere presenterà inopinatamente le sue facce peggiori. Quello che prima era un intreccio di atomi diventa uno scontro, che confermerà la legge fisica che ha cambiato il mondo ed anche il tuo matrimonio. I punti che conquisterà e da cui lui vorrà ripartire, saranno sempre un nuovo punto di partenza per nuove estorsioni. Alla fine ti sembrerà di aver a che fare con un taglieggiatore, il cui compenso non lo soddisfa mai.
Nessuno può prendere decisioni per terzi ma è certo comunque, che se un amore non c’è più, il coraggio di riprendere in mano la propria vita seriamente, senza abbandonare i figli emotivamente, credo si un buon modo per non perdere la stima di se stesse, per potersi guardare allo specchio con quella dignità di chi si assume la responsabilità di un sentimento qualunque esso sia….

A LUNEDI'!

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